Come ho avuto già modo di spiegare in un precedente articolo (L'igiene orale domiciliare: spazzolino e dentifricio) un’adeguata igiene orale si realizza mendiate l’uso corretto dello spazzolino , in particolar modo se elettrico, per rimuovere la placca e del dentifricio per facilitarne la sospensione delle particelle di sporco.
Partiamo dalla scelta del dentifricio: le diverse tipologie in base alla composizione possono aiutare in base alla problamatica specifica.
Le paste dentifricie fluorate riducono la formazione di carie del 33,3% rispetto ai dentifrici privi di fluoruri. Anche le paste contenenti casein-phosphopeptide-amorphouse-calciumphosphate contribuiscono ai processi di remineralizzazione delle superfici dentali.
Nel caso di infezioni parodontali in corso è consigliabile un dentifricio con aggiunta di un antibatterico come la clorexidina o il Triclosan, utile anche per ridurre il cattivo alito.
Il fluoro, come già detto in altri articoli, è un ingrediente importante, ma non si deve esagerare: la dose giornaliera consigliata dall’American Dental Association per una persona adulta è di circa 3,5 mg (3 per le donne, 4 per gli uomini), mentre un’assunzione di fluoro superiore ai 10 mg al giorno induce una fluorosi. Se si considera che una comune pasta dentifricia fluorata contiene circa 1.500 mg di ioni fluoruro per ogni chilogrammo di dentifricio, dunque in 1 grammo di pasta sono presenti 1,5 milligrammi di fluoruri, visto che la quantità massima di dentifricio che può essere depositata su uno spazzolino è di circa 1,5 grammi, significa che tramite lo spazzolamento dei denti si possono assumere al più 2,25 milligrammi di fluoruri e che per raggiungere la dose pericolosa ci si dovrebbe lavare i denti almeno 5 volte al giorno, mentre la maggioranza delle persone non supera le 3 volte.
Nel caso si abbia una repulsione nei confronti della medicina e si preferisca rimedi cosiddetti “naturali”, è possibile consigliare l’utilizzo della Salvadora Persica, una pianta particolarmente ricca di fluoruri (come dimostrato nel 1997 dal dottor Hattab dell’Università di Scienza e Tecnologia della Giordania). Dai rami e dalle radici, che possono anche essere masticati come fossero radici di liquirizia, si ottiene una pasta dentifricia. Esistono diverse paste pronte in commercio, anche in Italia, oppure si può acquistare la radice della pianta. Naturalmente, questa pianta non offre risultati altrettanto buoni rispetto ai comuni dentifrici, ma è comunque un’alternativa ed una valida fonte di fluoruri.
Nei bambini sotto i 9 anni (che quindi hanno presumibilmente ancora alcuni denti da latte), sempre secondo l’American Dental Association, è consigliabile non esagerare con i dentifrici fluorati. Una volta al giorno può essere sufficiente, per le altre occasioni conviene usare dentifrici senza aggiunta di fluoro.
In particolar modo, specie se l'alimentazione è già ricca di questo minerale, l'ingestione ripetuta di piccole dosi di dentifricio può portare alla fluorosi. Si tratta di una patologia che determina un’alterazione della struttura dello smalto che si manifesta con macchie dapprima bianche e poi scure sulla superficie del dente. Per questo motivo, ai genitori è consigliabile un'accurata supervisione della quantità di dentifricio utilizzata dal bambino nei primi anni di vita; la dose da utilizzare a questa età deve essere minima, circa la dimensione di un pisello (pea-size).
I bambini che non risultano particolarmente propensi alla pulizia dei denti possono essere facilmente convinti tramite l’utilizzo di dentifrici dolcificati con polialcoli (xilitolo ed eritritolo).
Spesso presente, anche nei chewing-gum, lo xilitolo è uno zucchero dal potere dolcificante molto simile a quello del saccarosio, ma dal contenuto di calorie più ridotto. Pur essendo uno zucchero presenta dei benefici per la salute dei denti e della bocca. Difatti lo Streptococcus mutans, principale batterio responsabile della carie, si nutre del glucosio presente in bocca grazie al cibo, ma non può utilizzare lo xilitolo. Quindi anche sostituire lo zucchero con lo xilitolo potrebbe aiutare a tenere a bada questo batterio. Lo xilitolo sarebbe inoltre in grado di bloccare il metabolismo dei batteri, soprattutto per quanto riguarda la loro capacità di ricavare energia dal glucosio. In uno studio pubblicato sull'Iranian Journal of Microbiology si è osservato che lo xilitolo aiuta a ridurre i batteri nocivi presenti nel cavo orale dal 25 al 75% mentre non ha effetto sui batteri utili. Inoltre accresce la produzione di saliva e ne riduce l'acidità, aiutando così a prevenire e ridurre le carie, accanto all'infiammazione delle gengive.
Sia il fluoro che i polialcoli sono però sconsigliati nei primi 12 mesi di vita, perché non se ne conosce ancora appieno l’effetto.
Anche l’idropulizia con soluzione acquosa di bicarbonato di sodio o con l’aggiunta di fluoruro di sodio (reperibile in pastiglie) può essere utile per rimuovere la placca batterica e remineralizzare la dentatura. Tuttavia, è necessario non esagerare, perché il bicarbonato potrebbe risultare troppo abrasivo e dunque danneggiare i denti.
Riguardo alla quantità di dentifricio da utilizzare, la sensazione di freschezza regalata da dosi importanti di dentifricio può dare l'illusione che i denti siano stati perfettamente puliti, quando in realtà non lo sono. Troppo dentifricio, infatti, produce molta schiuma e tende ad irritare le mucose, inducendo a sputare dopo pochi secondi dall'inizio dello spazzolamento; chiaramente, se a ciò non fa seguito la ripresa dello spazzolamento, l'igiene orale risulterà incompleta. L'utilizzo per pochi secondi dello spazzolino non è in grado di rimuovere efficacemente la placca su tutti i denti; non a caso, è raccomandato di spazzolare i denti almeno due minuti, spazzolando un dente per volta senza passare velocemente da uno all'altro.
Comune è anche l'abitudine di utilizzare troppo dentifricio nella convinzione che questo possa combattere l'alito cattivo. In realtà il dentifricio non cura la causa del problema, ma ne annulla semplicemente gli effetti, andando a mascherare temporaneamente i cattivi odori. Questi, come sappiamo, sono prodotti dalla flora microbica residente nei denti e soprattutto sul dorso della lingua.
Il tipo di spazzolino, insieme alla durata e alla tecnica di spazzolamento sono quindi ben più importanti della quantità di dentifricio impiegata.
Ingenti quantità di dentifricio ad azione abrasiva, soprattutto laddove c’è una maniacale cura dell’estetica oltre che dell’igiene orale, provoca un continuo danno erosivo sulla superficie dello smalto favorendo l’esposizione della dentina. La conseguenza è una maggiore sensibilità oltre che una peggiore estetica, perdendo la lucentezza dell’elemento dentario che assumerà un colore più scuro, proprio degli strati più interni del dente.