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Quello che, peccando di superficialità, è chiamato “lo zucchero del legno” è un valido alleato della salute dei denti e del cavo orale. Ecco perché.
Lo zucchero raffinato aggiunto è bandito dalle diete, da tutti i programmi di mantenimento per uno stile di vita sano: per gli effetti dannosi dello zucchero sull’organismo, si è sempre alla ricerca di alternative naturali che possano addolcire le nostre bevande e ricette senza conseguenze negative per la salute. Lo xilitolo rientra nell'elenco dei dolcificanti naturali, è simile allo zucchero per aspetto e sapore, ma ha meno calorie ed è in grado di mantenere invariato il livello di zuccheri nel sangue.
Per molti è lo "zucchero del legno", ma si tratta di una definizione superficiale. Perché non è uno zucchero in tutto e per tutto (è formato anche da una molecola di alcol) e non c'è solo nel legno, ma anche nella polpa di alcuni frutti.
Tra le più note proprietà dello xilitolo figura quella di essere un fortissimo alleato dei denti e della salute della bocca, come già detto nel parlare degli amici e nemici della carie. Infatti, più che alleato possiamo definirlo un vero e proprio amico. Lo xilitolo fa parte, infatti, di una particolare famiglia: quella dei polialcoli. Si tratta di sostanze cosiddette "non cariogene", e cioè non generatrici di carie: non essendo fermentate dai batteri del cavo orale, non contribuiscono a formare gli acidi che corrodono lo smalto.
Come già scritto in precedenza, sono i batteri a determinare la formazione della placca sui denti. Tra tutti, uno in particolare è più responsabile di altri: lo Streptococcus mutans. È un organismo che si nutre di glucosio, il composto organico più diffuso in natura. L'elenco di alimenti in cui è presente è sterminato, sicché lo Streptococcus ha occasioni infinite di cibarsene. Quel che però il batterio non riesce a fare è nutrirsi di xilitolo; quando c'è quest'ultimo, insomma, non prolifera.
Ecco perché lo xilitolo è un elemento preziosissimo nella prevenzione delle carie, soprattutto se lo si usa come dolcificante al posto degli altri tradizionalmente utilizzati. Sono numerosi, inoltre, gli studi che confermano questa sua virtù. Una ricerca condotta da un team di odontoiatri dell'università Statale di Milano, presentata a Oslo (Norvegia) nel 2017 nell'ambito di un congresso dell'Orca (European Organisation for Caries Research (Orca), ha confermato che l'azione dello xilitolo pesa per il 30% nell'attività preventiva.
La dose giusta. Questa sua azione è ritenuta efficace con un dosaggio compreso tra i 3 e gli 8 grammi al giorno: lo studio, in particolare, ha voluto verificare se un basso dosaggio negli adulti e per periodi prolungati confermasse quella forza di prevenzione. Ed è stato così: nel gruppo di persone che lo hanno assunto con quelle modalità e in un periodo di 12 mesi, i batteri cariogeni sono diminuiti definitivamente.
Come abbiamo visto l'azione dello xilitolo è importante per l'igiene orale, soprattutto quando siamo fuori casa e non possiamo lavare i denti. È infatti importante sottolineare che lo xilitolo non sostituisce assolutamente il ruolo dello spazzolino. Lavarsi i denti è estremamente importante per avere una bocca sana e in ordine. Ma quando non è possibile, adesso sappiamo di avere un amico in più!
Fonti: Focus, Vivident
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Sfoggiare una dentatura sana è il segreto non solo del sorriso ma anche per un cuore in salute, infatti una ricerca mostra che aver perso uno o più denti (per cause non traumatiche) si associa a maggior rischio di sviluppare malattie cardiovascolari negli anni a venire.
Condotto presso l'Università Islamica Imam Muhammad bin Sa'ud, lo studio è stato presentato a Dubai nel corso della Conferenza mediorientale dell'American College of Cardiology.
La Carie è una malattia degenerativa dei tessuti duri del dente (smalto e dentina) legata a cause differenti, nella maggioranza dei casi per azione batterica. Ciò che accede è inizialmente una demineralizzazione dello smalto, ossia della parte più esterna del dente. Lo smalto è un tessuto molto resistente, nonché il più duro del nostro organismo, e proprio per questo motivo, la forte struttura è piuttosto lenta a perforarsi. La distruzione dello smalto è correlata all’acidità localizzata, causata principalmente dal metabolismo batterico, quanto al calo generale del pH del cavo orale. Difatti l’azione anche di un acido debole, come appunto l’acido lattico prodotto dai batteri, porta a dissoluzione dei cristalli di carbonato di calcio, dunque dello smalto stesso. Allo stesso modo, una dieta ricca di zuccheri o disturbi alimentari caratterizzati da rigurgiti frequenti, rappresentano fattori di rischio.
Ed eccoci a riprendere un concetto più volte citato:“Prevenire è meglio che curare”
Una regola cardine della medicina moderna che vale allo stesso modo per la salute orale. Carie e parodontiti possono essere evitate mantenendo la bocca in uno stato di buona salute e comunicando immediatamente al proprio odontoiatra ogni sintomo di una potenziale infezione o del danneggiamento di un dente. (Igiene Orale)
La prevenzione, tuttavia, è un suggerimento che, secondo le statistiche, troppi tendono a non seguire.
Dobbiamo distinguere le “macchie” in varie tipologie:
I denti, però, possono ingiallire anche a causa del naturale processo di invecchiamento. Gli stessi processi cariogeni, nello stadio iniziale, si presentano sottoforma di macchie giallo-opaco.
Dunque la carenza di igiene orale o un’igiene orale scorretta possono accelerare tale processo: non dobbiamo dimenticare che il colore dei denti è influenzato geneticamente e dipende soprattutto dallo spessore dello smalto (colore bianco traslucido) e dalla dentina sottostante (giallo opaco). Per questo motivo erosioni meccaniche dovute ad uno scorretto spazzolamento, processi cariosi o corrosioni legate all’uso/abuso di sostanze molto acide, consumando la superficie esterna del dente possono lasciar trasparire la dentina con conseguente effetto di ingiallimento.
Le principali cause alla base di questo fenomeno sembrerebbero legate alla composizione salivare (presenza di sali di ferro o di solfato ferrico) e alla presenza di batteri cromogeni (in particolare Actinomyces) assolutamente innocui ma che determinano quella tipica colorazione nero-brunastra. Il “black tartar” è detto anche linea bruna poiché si presenta come una sottile linea nera riscontrabile nel terzo cervicale, sia vestibolare che palatale, in particolar modo riscontrate nella dentatura decidua di pazienti di sesso femminile. Altro non sono che depositi del metabolismo batterico sulla cuticola dello smalto dei denti. Studi effettuati su campioni molto ampi, hanno però dimostrato una minore incidenza di carie nei denti di bambini colpiti da black tartar. Questi pigmenti non sono infatti associati a scarsa igiene orale, ma al contrario si riscontrano in bocche pulite e sane. Seppur facilmente trattate, tendono, purtroppo, a ripresentarsi nel tempo, scomparendo solo quando l’assetto microbiologico della cavità orale sarà equilibrato.
Sebbene il fluoro, assunto sotto gli 8 anni durante la fase di formazione degli elementi dentari permanenti, permetta di rendere la superficie del dente più resistente alla demineralizzazione e agli attacchi acidi, oltre determinate concentrazioni (2 mg/die) va ad alterare l’amelogenesi provocando alterazioni strutturali dello smalto.
Macchie grigie sul dente possono anche essere il risultato di processi emorragici causati da traumi o da procedure odontoiatriche.
Finché il problema è limitato alla superficie esterna del dente la sola igiene professionale permette di risolvere l’inestetismo attraverso l’uso di paste lievemente abrasive e getto di bicarbonato airflow; laddove la macchia fosse legata ad un danno strutturale dei tessuti duri del dente ci si avvale di ricostruzioni conservative o faccette protesiche.